Quando ci avviciniamo all’immensa spiritualità di quel luogo posto tra cielo e terra, che noi chiamiamo Tibet, mentre i tibetani lo chiamano Bod (བོད), non possiamo fare a meno di imbatterci in una figura femminile tra le più note della mistica tibetana: Ma gCig Lab sGron (མ་གཅིག་ལབ་སྒྲོན), la cui pronuncia in caratteri latini suona più o meno Ma cig lab dron, ovvero “La madre unica, luce di Lab”.
Ma cig visse nella seconda metà dell’XII secolo. La sua storia in breve tempo assunse caratteri mitici fino a essere ritenuta la personificazione della stessa Grande Madre, la saggezza assoluta, o l’incarnazione di Tārā (in sanscrito “stella”) o sGrol ma (pron. Drol ma), Bodhisattva femminile del buddhismo tibetano, emanazione femminile dello stesso Avalokiteśvara e dea protettrice di tutte le popolazioni himalayane.
In Tibet Ma gCig conta un gran numero di devoti grazie ai suoi insegnamenti riguardo una pratica yogica che prende il nome di bDud kyi gCod yul o “Recissione dei demoni” o più semplicemente Cod (pronunciato Ciod). Grazie all’entusiastica diffusione popolare che ben presto la pratica assunse, senza distinzioni settarie, diversi autori mostrarono un particolare interesse riguardo la sua fondatrice. Iniziarono così a comparire diverse biografie ricche di elementi fantastici e allegorici i cui elementi prettamente storici sono difficili da individuare, ma in cambio forniscono copiose informazioni riguardo il pensiero religioso della mistica.

La vita di Ma gCig e le cronache tibetane
Quando ci si avvicina alla lettura delle narrazioni dei grandi santi, genere molto caro alla letteratura tibetana, non bisogna farlo con la formamentis dello storico occidentale, pronto a carpirne i nessi logici e le plausibilità storiche. Queste narrazioni chiamate rNam thar “La completa liberazione”, si preoccupano piuttosto della storia interiore e spirituale dei santi e hanno come fine quello di testimoniare come alla fine sono riusciti a liberarsi dai vincoli dell’esistenza. Il senso della storia proprio del popolo tibetano, simile a quello degli indiani, ma differente da quello degli arabi e dei cinesi, non mostra particolare interesse nel redigere un resoconto esatto e obiettivo degli eventi. I racconti sono quindi arricchiti di elementi fantastici e mostrano una particolare predilezione per il magico e il sensazionale. Tale interpretazione del reale scaturisce proprio dalla filosofia buddhista che vede nell’esistenza fenomenica null’altro che un sogno, una magia scaturita da una proiezione mentale.
Il clima culturale in cui nacque Ma gCig
Le biografie ci riferiscono che Ma gCig nacque nel 1055 in un paese situato a sud-ovest del Tibet. Questo fu un periodo di grande fermento religioso e culturale; infatti nell’XI secolo si verifica quella che viene chiamata “la seconda diffusione del Buddhismo” in Tibet, la prima si era arrestata nel IX secolo lasciando un lungo periodo di vacanza. Grazie alla dinastia del regno occidentale di Guge, uno dei rami della dinastia di Yarlung, divenuto sovrano il monaco Yo she ‘od (ཡེ་ཤེས་འོད་), ci fu una restaurazione del Buddhismo monastico; questi, dopo aver scelto sette studiosi, li inviò in Kashmir per studiare e per invitare in Tibet alcuni grandi maestri di quella terra. Uno degli studiosi inviati, Rin chen bZang po, (རིན་ཆེན་བཟང་པོ་), ritornò a Guge con molti testi buddhisti che egli stesso tradusse in tibetano. Inoltre diede anche impulso alla ricostruzione di numerosi templi e monasteri nel Tibet occidentale. Da questa missione il sovrano di Guge venne anche a conoscenza della fama del maestro indiano Atiśa (982-1054), così volle invitarlo in Tibet per riformare il Buddhismo tibetano. Atiśa raggiunse il Guge nel 1042 e iniziò a tradurre i testi sacri e ad insegnare. Si narra che per soddisfare un desiderio del nipote del sovrano, scrisse il famoso testo “Lampada per il sentiero dell’Illuminazione”, considerato uno dei più importanti insegnamenti del Buddhismo tibetano. Atiśa portò in Tibet la sintesi del Buddhismo indiano, il quale era giunto all’integrazione dei veicoli individuale, universale e tantrico. Durante i dodici anni della sua permanenza rese i tibetani, originariamente guerrieri, in un popolo profondamente spirituale. I tibetani considerarono Atiśa come un Buddha vivente, ed accettarono di buon grado l’importanza che egli dava al maestro (guru o lama), che è ancor oggi una delle caratteristiche del Buddhismo tibetano, per questo spesso definito impropriamente “Lamaismo”. Proprio da Atiśa e dai suoi discepoli nacque la scuola Kadam che nel XIV verrà riformata e verrà chiamata scuola Gelug , ad opera di Lama Tzong Khapa.
Da questo si suppone che gli scambi culturali con il mondo indiano non erano inusuali. I valichi Himalayani erano facilmente attraversati dai tibetani per recarsi in India, terra ritenuta sacra e in cui ricercare le fonti degli insegnamenti buddhisti e i maestri più insigni.
La vita
Ma gCig nacque da una famiglia di fede buddhista e le cronache ci informano che la sua nascita manifestò i segni straordinari tipici dei grandi santi. La sua inclinazione alla spiritualità e allo studio dei testi sacri si manifestò fin dalla tenera età. Ancora molto giovane assimilò i fondamenti del pensiero buddhista e in modo particolare tutta quella letteratura appartenente alla prajñāpāramitā “Perfezione della sapienza”, di cui divenne lettrice esperta. Infatti in Tibet tuttora è diffusa l’usanza di far leggere ad alta voce a monaci esperti, dietro compenso, i testi religiosi, al fine di accumulare azioni virtuose per la remissione delle colpe passate.
Ma gcig fu chiamata Lab sgron, «luce di Lab», per la conoscenza e la saggezza che ben presto seppe dimostrare. Pochi anni dopo la nascita, lasciò il paese d’origine per recarsi, insieme alla madre e alla sorella, in Lho ka, nel Tibet meridionale. Lì visse per cinque anni come lettrice dei testi della Prajñāpăramită. Già a dieci anni era capace di leggere quattro volumi in un solo giorno, sei volte più veloce di qualsiasi esperto. Rimasta poi orfana della madre, divenne lettrice nel monastero del Lama A ston, che la iniziò alle dottrine del Buddhismo Mahāyāna. Ma ben presto la discepola superò il maestro, ed egli, non avendo più nulla da insegnarle, la inviò da uno dei maggiori Lama dell’epoca, il famoso gTer sTon Grwa pa Mngon shes, lo scopritore dei Quattro tantra della medicina. Ma gcig rimase per quattro anni con questo esponente della tradizione degli Antichi, che le insegnò approfonditamente la Prajñāpāramitā. In seguito ella ricevette insegnamenti dal
Lama bSod nams Grags pa, che la iniziò ai significati esoterici delle dottrine.
Raggiunta la realizzazione, Ma gCig iniziò quel processo di recisione dagli attaccamenti ai luoghi e iniziò a viaggiare e vivere come una yogini; mangiava ciò che trovava, dormiva ovunque e indossava abiti da mendicante. Ma gCig poi incontrò e Topa Bhadra e divennero consorti spirituali, mentre si realizzavano le profezie secondo cui l’unione avrebbe portato grandi benefici agli esseri. Questi era un praticante buddista che sostenne Ma gCig nelle sue pratiche. La loro convivenza ricevette numerose critiche perché andava contro le norme sociali ordinarie del Cod. Ebbero due figli e una figlia (o due figli e due figlie, o tre figli e due figlie secondo alcuni).