Ireneo ci informa che esistevano tanti gnosticismi quanti erano gli gnostici ma lui stesso presta particolare attenzione al sistema di Valentino. I Padri hanno stabilito una diadoch, di gnostici ponendo come capostipite Simon Mago (il quale avrebbe operato in Palestina verso il 40 per poi passare a Roma). Da lui fanno derivare Menandro e i simoniani, da cui ebbero origine i sistemi di Satornilo (Antiochia 110) e Basilide (Alessandria 130). Di Basilide sembra esser stato discepolo Valentino, originario dell’Egitto (nato ad Alessandria verso il 130) e venuto in Roma verso il 140, dove aspirò all’episcopato. Sotto papa Aniceto passò in Oriente, forse a Cipro. Ritornò a Roma e qui morì poco dopo il 160. I discepoli di Valentino elaborarono il sistema sì da formare almeno due scuole, ma frammenti di Nag Hammadi ci fanno sospettare ulteriori varianti del sistema.

La scuola orientale di Teodoto, ad Alessandria (190), e Marco, in Asia Minore, ne sarebbe la prima variante. Teodotoè l’autore della maggior parte degli estratti che abbiamo negli Excerpta di Clemente. Marco il Mago fu invece discepolo diretto di Valentino ed insegnò in Asia, speculando sulle lettere dell’alfabeto e sui numeri. La sua dottrina arrivò fin nella valle del Rodano. Secondo Ireneo (che ne fa un mago incantatore di donne), la sua gnosi sarebbe caratterizzata dalla simbologia numerica fino a diventare un’oscura cabala.

L’altra variane è la scuola occidentale (in Italia) di Tolomeo (145) e Eracleone (140-180). Tolomeoè l’autore della Lettera a Flora[1], una pacata lettera di propaganda in cui tratta dell’accettazione dell’AT, dove risolve la questione con una linea mediana tra l’accettazione totale e il rifiuto totale marcionita: una parte dell’AT è di origine divina, la seconda proviene da Mosè e la terza parte dagli anziani del popolo ebraico. Gesù allora sarebbe venuto a perfezionare la prima parte, ha abolito la seconda (es. la legge del taglione) e ha spiritualizzato la terza. Eracleonefu il primo commentatore sistematico del vangelo di Giovanni, del quale ci sono giunti frammenti in Clemente e soprattutto in Origene. Con un’interpretazione allegorica di Gv, attenta soprattutto alle figure del Battista, della Samaritana e del centurione di Cafarnao, Eracleone intendeva rintracciare il mito valentiniano dello spirito decaduto che attraverso Cristo si risveglia alla propria origine.

3. 1. Il mito di Buthos

La struttura mitica del sistema è molto curata. La sfera divina è il pleroma, costituito dall’Ogdoade e dalla Decade e dalla Dodecade. Fonte ultima della divinità è Bythos, Padre inconoscibile e fonte di ogni essere, che con la sposa Sige, (silenzio) da inizio alla generazione delle suzugai di aiones (eoni = personificazione eterne di attributi): propriamente a partire dalla fonte, ciascuna coppia ne genera un’alttra e in ciascuna l’elemento femminile rappresenta la funzione formativa e delimitativa rispetto a quello maschile di cui è il primato metafisico, l’incipit. Allontanandosi da Buqo,j, gli eoni perdono in pienezza d’essere, come la luce perde la sua potenza con la distanza dalla fonte, perché solo la prima coppia possiede questa pienezza.

Tertulliano (Ad. Valent. 4,2) dice che per Valentino i diversi eoni sarebbero sentimenti, affetti e moti all’interno dell’unica divinità, mentre Teodoto ne avrebbe fatto delle sostanze personali esterne a Dio. Il Trattato tripartito (73,8-10) di Nag Hammadi confermerebbe che gli eoni sono nomi corrispondenti alle virtù del Padre – dobbiamo però tener presente che sistema viene presentato in questo trattato in una forma molto diversa da quella originaria e qui esposta[2].

Tutti gli eoni del plh,rwma sono 30quanti furono gli anni di Cristo[3] e nei loro nomiriconosciamo termini giovannei (monogenes, parakltos), come pure termini di ascendenza ellenistica (nous, edone,). Altri sistemi invece sono intrisi di nomi ebraici.

Ora, Sofia, l’eone più lontano da Bythos venne presa da una passione  di voler conoscere il Padre inconoscibile: anziché avviare un’altra coppia, produsse così un “aborto” per il quale essa stessa venne frantumata, divenendo Acamoth. Questi a sua volta generò il demiurgo, creatore del mondo e degli uomini divisi in tre categorie: ilici, psichici, pneumatici. Questi ultimi costituiscono frammenti di Sofia passati per mezzo di Acamoth e del demiurgo. Scintille di luce giacciono addormentate negli uomini pneumatici, che restano incoscienti della loro vera natura, fin tanto che un rivelatore/salvatore non viene svegliare: si tratta di Cristo, che disceso nell’uomo Gesù col battesimo del Giordano, lo abbandona prima della passione. Cristo procura agli uomini pneumatici la gnw/sij, ovvero le dottrine segrete e le sette parole d’ordine con le quali potranno, dopo la morte, superare i sette cieli e tornare nel pleroma con la loro anima – il corpo materiale invece è destinato al disfacimento.

Per gli pneumatikoi, e per gli ylikoi non c’è libertà di scelta; questa è riservata soltanto agli yulikoi,, in quanto possono liberare il pneuma che viene tenuto legato alla materia appunto dalla yule,[4]: essi sono i cristiani della grande Chiesa, che possono convertirsi e verso i quali essi gli pneumatici svolgono un’azione “missionaria”. Di qui l’escatologia secondo la quale, quando tutti gli gnostici saranno morti, tutte le scintille del pneuma verranno ricongiunte a ricostituire Sofia che con lo sposo Theletos e riprenderà la normale successione di generazioni all’interno del pleroma. Durante l’intervallo prima della dissoluzione finale, gli pneumatikoi, risiedono nell’ogdoade con Sofia, mentre gli yulikoi, rimangono nell’ebdomade col demiurgo. Il mondo materiale è destinato alla distruzione.

Struttura dell’universo gnostico

3. 2. Il senso del mito e la reazione della Chiesa

Sotto questo sistema si leggono effettivamente delle forti istanze esistenziali. Innanzitutto il problema del male nel mondo: il mondo è creato da un demiurgo “incompetente” (normalmente identificato con Jhwh) e non dal vero Dio (Buqo,j). In ciò la salvezza non può avvenire per mezzo della conversione quanto per mezzo della gnw/sij, comunicata da un Rivelatore ( che in questo coincide con Cristo). L’uomo, alienato e prigioniero nel mondo, ha bisogno di svegliarsi, di riconoscere la sua vera natura di luce e di scoprire la sua origine divina. Jonas coglie nel vero sottolineando questi aspetti e del resto è notato anche da Clemente Aless.[5], quando scriveva che tutto il problema della gnosi si riassume in alcune domande: «chi eravamo, che cosa siamo, che cosa siamo diventati, dove eravamo, dove siamo stati gettati, dove ci affrettiamo, da che cosa siamo stati liberati, cos’è la generazione, cos’è la rigenerazione?». L’uomo non ottiene la salvezzacon atti buoni o cattivi, ma grazie alla conoscenza delle dottrine gnostiche e delle «7 parole d’ordine», che vengono comunicate esotericamente.


[1] In Epifanio, Panarion 33,3-7.

[2] Simonetti M., Testi gnostici… cit., p. 203.

[3] Ireneo, Ad Haer. 1,1,3. In risposta alla motivazione dei 30 anni, Ireneo disse che Cristo ne aveva 50.

[4]              È Origene l’autore di questa osservazione: da notare che Origene scrisse un Commentario a Romani in cui lesse la Summa paolina de gratia in chiave antignostica, sottolineando il valore della libertà.

[5]              Clemente, Excerpta ex Theodoto 78,2.

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