Quanto al giudaismo ancor oggi non possiamo parlare di un’ortodossia, ma piuttosto di un’ortoprassi, basata sulla Torah. Il primo caso di dissidenza all’interno di Israele è quello dei samaritani, che va rivisitato nelle motivazioni storiche che portarono al costituirsi di questo gruppo “dissidente” dal giudaismo. Nel 721 a. C., dopo la divisione dei due regni, la Palestina subì l’invasione degli Assiri, che conquistarono la Samaria, senza riuscire ad espugnare Gerusalemme. Molti samaritani vennero deportati e rimpiazzati da coloni assiri, incaricati di adorare il Dio del luogo: questi aderirono alla fede jahwista, ma rimanevano sempre degli stranieri. Dopo il ritorno dall’esilio, l’animosità crebbe oltre misura; la fede era la stessa, condividevano il Pentateuco, ma non erano considerati israeliti; gli ebrei rifiutarono il contributo dei samaritani per la ricostruzione del tempio; nel 421 a.C. questi risposero erigendo un santuario sul Garizim[1]; nel 128 a.C. Giovanni Ircano distrusse il tempio, ma lo “scisma” continuò.
Per indicare gli eretici e gli
scismatici, gli ebrei usano l’epiteto minim
che fu inserito nelle 18 benedizioni che gli ebrei ripetono tre volte al giorno
verso il 90-95 d.C. da un certo Simone il Piccolo che riformulò la 12a
benedizione come una maledizione contro i minim
e i nazorei: «che Dio li disperda come polvere della terra». I nazorei sono
i giudeo-cristiani (i babilonesi li comprendevano tra i minim) come conferma Giustino, quando informa che gli ebrei
maledicono i cristiani tre volte al giorno: giudeo-cristiani erano considerati
apostati, mentre i cristiani provenienti dal paganesimo erano semplicemente goim. Frequentando la sinagoga,
cristiani si sentivano maledetti e spesso scelsero di rimanere legati alle
tradizioni dei padri. In questo senso si possono rileggere alcuni passi
giovannei: «se rimanete in me»; i genitori del cieco nato avevano «paura dei
Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto
come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga»: Gv 9,22.
Vi erano poi gli apiqoros, deformazione di epicurei: il termine non colpiva i
filosofi del kerigma, ma
quanti negavano la provvidenza divina.
[1] Per i samaritani il Garizim era un monte sacro perché lì si sarebbe posata l’arca di Noè; lì Abramo sarebbe salito per sacrificare Isacco, lì gli ebrei avrebbero celebrato il primo sacrificio appena entrati nella terra promessa (Dt 27,4-8 secondo il testo samaritano).