A determinare il cristianesimo, non fu tanto la prassi quanto il kerygma, che comprendeva anche alcuni punti dottrinali cui aderire (Dio creatore, incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo).

Nel primitivo cristianesimo c’erano varie correnti (giudeo-cristiani estremisti e moderati, corrente petrina, corrente giovannea), che, pur divergendo quanto all’apertura alle genti, condividevano però i punti fondamentali della fede. Anche Paolo era osservante della legge, ma non di meno era convinto assertore che la salvezza viene solo da Cristo. Le prime difficoltà si avvertirono nelle comunità paoline, come attesta la lettera ai Galati: dopo la partenza di Paolo arrivarono da Gerusalemme uomini a predicare la necessità della circoncisione. I Galati non sono eretici, ma si sono lasciati trarre in inganno. Per convincere i Galati Paolo pone innanzi alcuni punti che giustificano la sua dottrina: – la sua autorità apostolica: «Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti»; quindi «se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia!» (1,1.8). – L’autorità del concilio di Gerusalemme, l’incontro con le “colonne” della Chiesa: Pietro, Giacomo, Giovanni che gli diedero la destra in segno di comunione; neppure Tito, «sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere» (2,3). – La presenza dello Spirito Santo nei Galati, che rende superflua ogni altra acquisizione in ordine alla salvezza: «O stolti Galati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione? Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne?» (3,1-3). Il dono dei carismi è segno che Dio li ha accettati. – Le prove scritturistiche (Abramo, Sara). – Il rischio di vanificare la croce di Cristo: «Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano» (2,21).

All’inizio della 1Corinti, Paolo rimprovera i corinzi per l’esistenza di alcuni partiti che fanno dipendere la salvezza dal battezzante e non dal battesimo in sé. Al cap. 5 troviamo il primo caso di scomunica formale per il caso di incesto: è una pena medicinale. «Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore» (5,4-5). Viene espulso dalla comunità e quindi è posto in balia di satana. Al capitolo 15 si pone il caso della risurrezione: per il mondo greco il corpo è carcere dell’anima, per cui a Corinto molti interpretano la risurrezione in senso spiritualista. Ad essi Paolo risponde ricordando il kh,rugma ricevuto per rivelazione e per tradizione dalla chiesa antiochena, tanto da menzionare i testimoni della risurrezione.

Le lettere ai Colossesi e ad Ebrei rivelano l’esistenza di un’altra tendenza eterodossa dentro la comunità: una cristologia angelica dove Cristo viene presentato come il capo degli angeli l’avrcistra,thgon delle potenze celesti (nel I sec. il quadro angelologico era molto complesso). La confutazione di Paolo si basa in Colossesi su di una prova liturgica (cita un inno che parla di Cristo, mediatore della creazione e della redenzione): «Cristo è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà» (1,15-16). Così la lex orandi diviene criterio di ortodossia. In Ebrei 1,3-5 troviamo una serie di prove scritturistiche: «Questo Figlio… è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?». Negli Atti degli Apostoli vale il principio «Ubi Spiritus ibi salus». Il successo medesimo della predicazione diviene conferma dell’operato di Paolo e la storia per Luca diviene locus theologicus. Il “concilio” di Gerusalemme (At 15) è il fulcro di tutto il libro.

Le lettere pastorali (possiamo comprendervi anche la 2Pietro) costituiscono un caso nuovo. I redenti studi le pongono ormai alla fine del I secolo, quando cominciano ad apparire le prime tendenze eterodosse, che non sono più semplici errori di interpretazione come quelli riscontrati a Corinto o in Galazia.

Da questo panorama all’interno del NT si possono fare alcune considerazioni sul criterio di ortodossia:

Il fatto della pseudoepigrafia conferma il riferimento all’autorità apostolica, che diviene criterio di ortodossia.

Frequente il richiamo al depositum fidei. In 1Tm 3,15, la Chiesa viene chiamata significativamente «colonna e sostegno della verità». In queste lettere il richiamo alla Scrittura è piuttosto scarso, mentre abbondano i testi liturgici, soprattutto gli inni. Non hanno niente a che fare con l’innografia greca e nemmeno con lo stile salmodico (che invece c’era negli inno di Lc 1-2); piuttosto si strutturano nella prosa ritmica. 

2Tm 2,18 ricorda i nomi di due eretici, Imeneo e Filéto, «i quali hanno già deviato dalla verità sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni». Questi ovviamente predicavano di essere già risorti spiritualmente.– Tito 3,10 pone per la prima volta il termine airetikon anthropon qui il termine indica piuttosto un contestatore, ma siamo già sulla soglia dell’eresia comunemente intesa. “Paolo” ordina di lasciarlo da parte: «dopo una o due ammonizioni sta’ lontano da chi è fazioso (airetikon anthropon), ben sapendo che è gente ormai fuori strada e che continua a peccare condannandosi da se stessa». Così il vocabolo passa dal significato originario (=appartenente ad una setta filosofica greca) a quello cristiano.

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