Non tutti sanno che in un cervello di un chilo e mezzo vi sono circa 86 miliardi di neuroni. Stimato che ogni neurone può attivarsi e irradiare migliaia di neuroni adiacenti, anche 200 volte al secondo, c’è chi ha calcolato che il cervello possa eseguire fino a 38 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Ma il bello è che riesce a fare tutto questo, consumando neppure 13 watt/ora. Nessun supercomputer al mondo può ancora battere la capacità di calcolo di un cervello umano (sono “calcoli” anche la vista, l’udito o l’immaginazione) tantomeno la sua straordinaria efficienza energetica.

Il cervello poi è perfino in grado, entro certi limiti, di correggere i difetti fisici. Quando un’area cerebrale viene incidentalmente danneggiata, il cervello è spesso capace di riprogrammarsi, di spostare altrove i collegamenti mancanti, insomma di auto-riparasi. E se questo accade talvolta su grande scala (come nel caso di perdita della vista, quando le aree cerebrali inutilizzate si mettono al servizio di altri sensi), accade continuamente, molto probabilmente, anche su piccola scala perché, con l’invecchiamento, molti neuroni muoiono e non vengono rimpiazzati. Ma quelli rimasti in vita si riorganizzano in modo da assicurare un certo equilibrio neurale man mano che l’età avanza. Questo non avviene però in un processore di silicio, dove un solo transistor difettoso manda in crash l’intero sistema. Il cervello grazie alle 150mila miliardi di connessioni fra neuroni, non ha bisogno di fronteggiare un’emergenza, ma si riorganizza automaticamente. Lo fa da solo, spontaneamente. L’influenza di un neurone su ognuno delle centinaia di neuroni collegati può essere molto forte, molto debole o in qualsiasi grado intermedio, a seconda della solidità e della forza di ciascuna sinapsi. C’è anche una sorta di regola, enunciata dallo scienziato canadese Donald Hebb, nel 1949: «Neurons that fire together, wire together». I neuroni che fanno fuoco insieme si accoppiano e rafforzano il reciproco legame. È in questo modo che il cervello si riorganizza continuamente: creando nuove sinapsi, rafforzando quelle vecchie, tagliando via quelle che non servono più.

Un gran numero di funzioni cerebrali, a cominciare dall’apprendimento, dipende da questo costante aggiustamento delle connessioni sinaptiche e dalla loro forza, solidità. Insomma, al contrario di quel che si è creduto per secoli, il cervello umano è tutt’altro che statico e immutabile:

  • in alcuni casi è in grado di auto-ripararsi;
  • un bambino “indietro negli studi” può imparare a imparare. Basta insegnargli come fare e invece di mortificarlo incoraggiarlo;
  • una qualsiasi cattiva abitudine, per sgradevole o veniale che sia, può essere abbandonata. Una dipendenza anche grave, come quella acuta da gioco, può essere controllata e sottomessa;
  • una vecchietta può mantenere la memoria di un giovane adulto, se non smette di apprendere e di sforzarsi cerebralmente;
  •  anche una condizione di stress prolungato, se non addirittura una sindrome da stress post-traumatico, produce cambiamenti indesiderati e di lungo termine alle connessioni cerebrali.

Per approfondire:

M. Magrini, Cervello. Manuale dell’utente: Guida semplificata alla macchina più complessa del mondo, Giunti

, ,