Lo studio di queste religioni, fino alla terza decade del secolo scorso, risultava alquanto approssimativo visto che le uniche fonti a cui il mondo accademico poteva attingere, erano costituite per lo più da citazioni indirette provenienti dall’Antico Testamento o dallo scrittore greco Filone di Biblo[1].
L’anno della svolta però fu il 1929, quando durante gli scavi di Ras Shamra, l’antica Ugarit, vennero alla luce un copioso numero di testi mitologici datati tra il XIV ed il XIII secolo a.C.[2].
Grazie a queste scoperte si poté mettere a confronto quanto riportato da Filone, che faceva risalire la sua fonte ufficiale a Sanchuniaton, un suo antichissimo conterraneo, con quanto ci tramandavano le nuove fonti a disposizione. Ciò ha permesso allo scrittore fenicio, di ottenere una considerazione che non aveva mai goduto prima delle suddette scoperte archeologiche[3]. I miti riferiti da Filone di Biblo presentavano troppi elementi ellenizzanti per dar credito ad un originale fenicio, per giunta poi rispondevano ad un’interpretazione tipica dell’evemerismo, di moda nel periodo ellenistico, così molti dèi erano ritenuti antichi personaggi o re celebri poi divinizzati. Gli studiosi quindi pensavano che questi avesse tratto la sua storia da quella di Esiodo, ma la cosa strana era che Filone di Biblo aveva una generazione di dèi antecedente a quella di Urano, che era omessa nella mitologia greca. La situazione però cambiò radicalmente quando gli studiosi analizzarono e tradussero i testi di Ras Shamra, così si spiegò anche la presunta anomalia della generazione antecedente ad Urano[4].
Il racconto è lacunoso, la vicenda è ambientata nella regione di Biblo il protagonista, Eliun-Hypsistos si unisce ad una donna di nome Beruth e genera un figlio, Uranos, ed una figlia, Ge. Dopo la sua morte avvenuta durante una battuta di caccia, Uranos assume il potere, sposa la sorella Ge che gli darà quattro figli: Elos, detto anche Kronos, Baitylos, Dagon ed Atlas. Ge, gelosa dei continui tradimenti e delle violenze subite per opera del marito, suscita in Kronos la volontà di vendicarsi nei confronti del padre, cosa che avrebbe portato a compimento raggiunta la maggiore età. Kronos allora costringe il padre a combattere, lo sconfigge, lo allontana dal regno e ne assume il potere. La lotta comunque continua e durante una battaglia viene catturata la concubina di Uranos. Questa, incinta, viene assegnata da Kronos a Dagon. Presso di lui mette al mondo Damarunte che diverrà il padre di Melkartos, cioè Melqart[5]. Alla fine, dopo 32 anni, El-Kronos riesce finalmente ad uccidere suo padre in un’imboscata e a tagliargli i genitali. A questo punto può suddividere il regno fra alleati e figli: ad Astarte la Fenicia, ad Athena l’Attica, a Tautos-Hermes l’Egitto.
Le religioni di aria siro-palestinese, mostrano narrazioni mitologiche in cui il personaggio principale è Baal, un dio impegnato in una serie di lotte per determinere l’ordine dell’universo e fondare la propria regalità[6]. Dopo che El, padre di tutti, ha creato ed ha provvisto ad una prima sistemazione dell’universo, deve far fronte al problema del suo ordinamento definitivo, della divisione degli onori fra le diverse divinità e della regolamentazione delle forze caotiche e minacciose. Una di queste forze minacciose è Yam, il Mare, che vuole destabilizzare quell’ordinamento iniziale che sfocerà nel definitivo ordine universale, caratterizzato dalla supremazia di Baal, sancita da El e riconosciuta dagli altri dei. Yam, infatti, aspira al ruolo di re di tutti gli dei, titolo e ruolo che spettano a Baal. Il mito racconta come Yam venga ridimensionato ed inserito come un elemento indispensabile per la vita una volta sconfitto da Baal. Occorre sottolineare come quest’ultimo sia l’unico fra tutti gli dei, compreso lo stesso El[7], ad avere il coraggio di opporsi alle arroganti pretese di questo rivale dell’ordine cosmico e del giudice Nahar suo sostenitore. «Allora saltò roteando la mazza dalle mani di Baal, come un uccello saltò dalle sue dita, colpì sul cranio il Principe Yam, difronte al giudice Nahar. Crollò Yam e piombò giù a terra! Vacillarono le sue articolazioni e cedette di schianto la sua figura. Baal trascinò Yam e lo smembrò, inflisse il colpo di grazia al giudice Nahar». Baal allora viene proclamato re ma dovrà ancora sostenere l’assalto che contro di lui muoverà Mot, la Morte, anch’egli pretendente di una sovranità universale. Gli altri dei assistono alla vicenda senza mostrare una reazione. Di fronte alla richiesta di Mot, la Morte insaziabile, Baal non può far altro che cedere, venire inghiottito da Mot e scomparire nel suo ventre; la sua scomparsa è talmente nefasta tanto da impedire ad El, il padre degli dèi, di esplicare i suoi poteri. Mot, avendo sconfitto il dio più potente, potrà dunque esercitare il proprio dominio anche sulle divinità oltre che sugli uomini: Mot, ora, non conosce più limiti. Ma la dea Anat non si rassegna; scende negli inferi, si batte con Mot, lo annienta e recupera il corpo di Baal al quale, con l’aiuto della dea Shapash, dà una degna sepoltura sul monte Safon. A questo punto, Baal ricompare e, spazzati via gli insignificanti pretendenti che avevano aspirato al suo trono, si prepara ad affrontare di nuovo Mot, la potenza del quale è stata ridimensionata proprio dall’azione di Shapash. Lo scontro finale non si risolve né con uno sconfitto né con un vincitore. «Essi si fissarono come due fiere: Mot era forte, Baal era forte! S’incornarono come due bufali selvaggi: Mot era forte, Baal era forte! Si morsero come due serpenti: Mot era forte, Baal era forte! Si scalciarono come due corsieri: Mot cadde, Baal cadde! In alto Shapash gridò a Mot: “Ascolta, ti prego, divino Mot! Come osi batterti col potente Baal? Come potrebbe assecondarti il Toro El, tuo padre? Di certo egli toglierebbe via il sostegno del tuo seggio, di certo egli rovescerebbe il trono della tua regalità, di certo spezzerebbe lo scettro della tua sovranità!”. Ebbe paura il divino Mot, temette davvero l’amato di El, il Forte! Tremò Mot alla sua voce, si umiliò… davanti a Baal, che fu installato nel suo trono regale, nella sedia, nel seggio del suo potere». D’ora in poi Mot non potrà placare la propria fame se non divorando uomini, ma in modo ordinato, misurato; di fronte a lui Baal ha dimostrato pari valore, gli dei non moriranno e il governo del kosmos rimarrà saldo nelle sue mani dal momento che ha vinto, se pur di poco, il più tenace degli avversari.
[1] Eusebio di Cesarea, Praeparatio Evangelica, I, 9-10.
[2] Cfr. A. Caquot – M. Sznycer – A. Herdner, Textes ougaritiques I. Mithes et légendes, Paris 1974; A. Caquot-J. M. de Tarragon-J.L. Cunchillos, Textes ougaritiques II. Textes religieux et rituels, correspondance, Paris 1989; P. Xella, I testi rituali di Ugarit, Roma 1981; P. Xella, Gli antenati di Dio. Divinità e miti della tradizione di Canaan, Verona 1982.
[3] D’altronde i miti riportati da Filone di Biblo compaiono sotto una veste completamente ellenizzata ed interpretati secondo un evemerismo di moda nell’età ellenistica. Si veda: C. Clemen, Die phönikische Religion nach Philo von Byblos, Lepzig 1939; S. Ribichini, Credenze e vita religiosa presso i fenici e i cartaginesi, in J. Ries (ed.), Le civiltà del Mediterraneo e il sacro, (= Trattato di antropologia del sacro, vol. III), Milano 1992, pp. 169-190.
[4] Cfr. H. G. Güterbock, The Hittite Vesrsion of the Hurrian Kumarbi Myths: Oriental Forerunners of Hesiod, art. cit, p. 133.
[5] Sulla figura di Melqart si veda: C. Bonnet, Melqart. Cultes et mythes de l’Héraclès Tyrien en Méditerranée, Namur-Leuven 1988.
[6] Cfr. P. Xella, Le religioni della Siria e della Palestina, in G. Filoramo (ed.), Storia delle religioni, I, Roma-Bari 1994, pp. 219-262.
[7] Cfr. P. Xella, Gli antenati di Dio…, cit., p. 79: El di fronte all’ingerenza di Yam deve «limitarsi a sancire ciò che avviene ad un livello di realtà su cui egli non ha possibilità attiva di intervento».