Già Ferecide di Siro, vissuto intorno al 550 a.C. e ritenuto da molti il primo prosatore, nella sua Teogonia, di cui ci sono rimasti solamente una dozzina di frammenti, pur conservando le figure delle grandi divinità della tradizione greca,

ne trasforma i nomi attraverso trasmutazioni etimologiche in modo da far emergere il loro aspetto di potenza naturale.

Zeus allora diventa Zas per evidenziarne la potenza, Kronos diventa Chronos, il Tempo; Rhea diventa Re che etimologicamente richiama l’idea del fluire, dello scorrere. Il mito comunque rimane inscritto nel tema della lotta per la sovranità. Kronos si scontra con Ophion, l’esercito dei vinti cade nell’Oceano, nel cielo s’instaura il regno di Kronos. Poi vi è l’assalto di Zeus alla regalità di Kronos e la seguente conquista del potere. Seguono le nozze di Zeus e Chtonia grazie ai favori di Eros. Nel corso del connubio divino si verifica l’emergere del mondo visibile. Grazie a quest’unione, Chtonia, la terra cupa e desolata, è avvolta dal velo che Zeus stesso aveva intessuto e ricamato per lei, facendovi apparire il disegno dei mari e la forma dei continenti. Così l’oscura dea sotterranea diviene Ge, la terra così come appare. Zeus allora alle varie divinità assegna la loro parte di cosmo; le potenze del disordine sono relegate nel Tartaro, imprigionate dai venti e dalle tempeste.

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