Questo simbolo lo si trova per la prima volta nell’opera The Whetstone of Witte (Lo stimolo dell’intelligenza) del 1557, scritta dal matematico inglese Robert Recorde. In verità le due rette parallele erano più lunghe rispetto a quelle odierne, ma sostanzialmente simili.
In verità però compare anche in un manoscritto databile tra il 1550 e il 1568, attualmente conservato presso l’Università di Bologna; non venne però impiegato in pubblicazioni a stampa fino al 1618, quando lo si ritrova in un’anonima ‘Appendice’, probabilmente di Oughtred, alla traduzione di Edward Wright della Mirifici Logarithmorum Canonis Descriptio di John Napier.
Nel primo libro di matematica stampato al mondo, Larte de Labbacho (un manuale anonimo di aritmetica pubblicato a Treviso nel dicembre del 1478) l’uguaglianza era ancora indicata con la parola “fa’”e le quattro operazioni aritmetiche con i termini “et” (per ‘iongere’, sommare), “de” (per ‘levare, cavare’, sottrarre), “fia” (per ‘moltiplicare’) e “in” (per ‘partire’, dividere).
Precedentemente si usavano le parole latine aequatur (è uguale a), aequalis, aequalia, aequantur o aequales.
Gli antichi Egizi e i Babilonesi usavano espresioni del tipo “se aggiungi 3 a 4 il risultato è 7”.